Gestire il rischio nell’ambiente aziendale moderno

L’andamento dei rischi è di per sé - lo dice il termine stesso - poco prevedibile, la capacità del risk manager si dimostra attraverso la creazione di potenziali soluzioni capaci di mantenere intatto il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, alternando la procedura a seconda del rischio - o ostacolo - che s’incontra.

Il valore aggiunto del risk manager nella prevenzione del rischio aziendale frutto di agenti interni ed esterni

Chi è il risk manager?

Il risk manager è un elemento essenziale e di vitale importanza in qualsiasi realtà lavorativa, il principale compito della figura professionale è quello di limitare l’esposizione dell’azienda, analizzando e anticipando potenziali rischi derivanti dall’ambiente esterno.

La sua funzione si realizza in diversi aspetti che includono: 

  • la valutazioni dei rischi in maniera contestualizzata alla definizione di uno specifico ordine di priorità ambito economico, gestionale e giuridico
  • la preferenza della politica aziendale da sostenere per ottimizzare la resa aziendale seguendo l’ordine delle capacità finanziare nel breve, medio e lungo periodo
  • la definizione di misure preventive volte a tutelare l’esposizione al rischio esterno
  • la scelta di eventuali coperture assicurative necessarie per coprire carenze non direttamente imputabili all’azienda stessa
  • la coordinazione del team per inculcare, sostenere e rafforzare la cultura del rischio e lavorare al conseguimento di una maggiore sicurezza.

Cosa fa il risk manager?

Se la teoria appare come un conglomerato di azioni necessarie per risolvere il rischio di esposizione finanziarie e non solo dell’azienda, è nella pratica che si evince l’assoluta importanza di avere un risk manager valido e qualificato all’interno della propria attività, ancora di più quando si tratta di aziende di grandi dimensioni che sono solite operare su mercati differenti e differenziati.

Il primo approccio deriva dall’analisi di dati provenienti dallo storico aziendale, così da valutare l’andamento e creare delle riserve da utilizzare in casi particolari in cui l’ambiente esterno diventa protagonista e sfugge al controllo dell’azienda stessa. 

In linea con l’analisi degli storici viene definita una compliance normativa che include diversi aspetti e permette di tenere monitorati i mercati così da intervenire laddove possibile con la stipula di contratti convenienti. 

Alcuni esempi possono essere: valutazione delle compagnie di trasporto, il rapporto con broker assicurativi, la gestione degli istituti di credito, il rispetto delle normative vigenti.

L’impatto del rischio ambientale

Uno degli aspetti che negli ultimi anni ha caratterizzato elemento di scontro è il rischio ambientale che diventa punto di forza e valore aggiunto per alcune realtà che scelgono di mantenere alto il paramento di valutazione e reinventarsi seguendo i canoni del mercato di riferimento attuali.

La base della valutazione aziendale diventa utile per diversi aspetti che implicano un interesse più ampio e mirato al miglioramento di tutta l’attività: l’individuazione di falle produttive, la mappatura dell’attività, la misurazione qualitativa e quantitativa dei rischi, le performance finanziarie e organizzative, la messa a punto di tecniche innovative.

La conseguenza diretta del miglioramento degli elementi descritti offre all’azienda di apportare – laddove necessario – migliorie che, se in primo luogo mirano ad un minor impatto ambientale, come conseguenza collaterale creano dinamiche capaci di migliorare le performance produttive e organizzative.

Il rischio può derivare da dinamiche interne o da elementi esterni che non possono essere sottoposti a controlli, tuttavia, in alcuni e specifici casi possono essere attenuati.

Rischio interno

Il rischio interno più grave che possa accadere è il fallimento dell’azienda frutto di strategie finanziarie e di investimenti sbagliati o per nulla ponderati.

L’indebitamento è spesso principale causa che deriva da una mancata o errata pianificazione della produzione, così come da un malfunzionamento dell’apparato produttivo, da un mancato metodo di comunicazione delle commesse o da un approvvigionamento per nulla studiato delle materie prime. 

Insomma, il rischio interno è spesso riconducibile ad una programmazione sbagliata o mancata pianificazione delle diverse attività lavorative che intercorrono tra l’arrivo della commessa e l’assolvimento dell’ordine.

Rischio esterno

Gli elementi che concorrono al rischio esterno sono incalcolabili e poco prevedibili. 

Tuttavia, grazie ad un sensato utilizzo delle risorse e alla creazione delle riserve è possibile ottenere una sorta di tutela laddove si verifichino eventi previsti e catastrofici come è successo dalla recente pandemia da COVID-19.

Le aziende che hanno scelto di reinventarsi, hanno sfruttato la dinamicità interna e sono riuscite a restare a galla o in alcuni casi far esplodere il proprio business intercettando una nuova nicchia di riferimento.

L’analisi interna e il continuo monitoraggio dei paramenti di controllo e rischio sono elementi essenziali per rispondere in tempo zero alle esigenze del mercato, anche quando queste diventano imprevedibili e di portata mondiale.

Quali sono le principali tipologie di rischio aziendale?

Per comprendere al meglio il rischio aziendale dell’ambiente moderno serve suddividere il rischio aziendale in base alle diverse categorie che lo compongono.

Ognuna delle quali è responsabile della “fetta di torta” che compongono il rischio nel suo complesso, e se bene monitorata permette di attivare un controllo e monitoraggio funzionale all’accrescimento e inserimento di nuove attività e linee produttive.

Rischio finanziario

Nasce quando la leva finanziaria è utilizzata nella maniera corretta e si amplifica nel momento in cui l’azienda sceglie di utilizzare le linee di debito come finanziamento. 

L’elemento che maggiormente spicca in questa tipologia di gestione è la costante necessità di far fronte agli interessi e ai tassi in costante aumento. 

Il rialzo dei tassi è un fattore di rischio esterno che, se ben ponderato il rischio interno, diventa controllabile ed evitabile. 

La diretta conseguenza del rischio finanziario espone l’azienda a diversi altri rischi che riguardano l’ambito economico.

Rischio di liquidità

Ossia tutto ciò che è connesso al breve termine e diminuisce il potere economico della singola realtà facendo venire meno risorse finanziare che, in mancanza di riserva, conducono l’azienda verso un momento di crisi.

Rischio di credito

Il poco polso o una scorretta gestione dei tempi di pagamento da parte dei clienti diventa un boomerang che conduce l’azienda a periodi in cui non ha entrate per via di una politica sconclusionata della gestione di risorse.

Il rischio esterno è rappresentato dalla difficoltà del cliente che può essere ponderata scegliendo metodi o soluzioni dilazionate o alternative per i pagamenti.

Rischio di mercato

L’oscillazione dei mercati come diretta conseguenza delle variazioni delle condizioni che includono prezzo, tasso, commodity e cambio possono creare situazioni di crisi da risolvere 

scegliendo di contrattare con i propri fornitori e stipulando contratti quando il mercato ruota a proprio favore.

Rischi di compliance

L’attenzione alle normative vigenti nel territorio in cui si opera diventa un rischio nell’ambiente moderno poiché si rischia di interrompere l’attività produttiva per falle nel sistema o poca attenzione alle normative in vigore. 

Le conseguenze penali e civili oltre ai danni d’immagine si trasformano in ostacoli complessi da superare poiché implicano una malafede nella vision aziendale. 

Rischi strategici

Il rischio strategico è generalmente legato ad una visione troppo rivoluzionaria del mercato che poco ha a che vedere ed evita di prendere in considerazione la situazione reale.

Se le variabili economiche sono fattori esterni, la necessità di creare riserve diventa l’unica metodologia per preservare le basi stabili dell’attività.

L’analisi dell’ambiente esterno è indispensabile e permette di valutare come e dove muoversi, come per esempio osservando i movimenti di un concorrente e scegliere di focalizzare la propria attenzione su innovazioni tecnologiche o altre fondamenta che possono rappresentare un valore aggiunto.

Rischi operativi

L’operatività aziendale è un fattore di ampio raggio che intercetta diversi argomenti e collabora in maniera attiva al corretto funzionamento dell’azienda.

Macchinari all’avanguardia, gestiti secondo criterio, in piena operatività, a norma sotto l’aspetto della sicurezza e con un’adeguata manutenzione diventano essenziali. 

Allo stesso tempo gli operatori istruiti a dovere offrono il proprio valore aggiunto quando riescono ad itnercettare un ostacolo o un cattivo funzionamento e, anziché  fermare il processo scelgono di intervenire e risolverlo bypassando l’ostacolo.

Questo aspetto è garantito dalla manutenzione programmata e da una gestione aziendale che tiene conto del valore umano.

Rischi reputazionali

La necessità di apparire sempre al meglio è un fattore essenziale per essere scelti dai propri clienti in target. 

Diversi studi dimostrano come la vetrina digitale sia un elemento essenziale e rappresenti il “momento 0” in cui un individuo inizia ad interessarsi e costruirsi un’opinione in merito all’azienda e alla possibilità che essa possa garantire la risoluzione di un proprio problema. 

La fase successiva è trasportare nella realtà il soggetto facendo attenzione che ciò che è presente nel mondo digitale corrisponda al modo reale, così da offrire una continuità di pensiero.

Rischi puri

I rischi che faticano ad essere preventivati da un’azienda si definiscono rischi puri e sono assoggettabili a calamità naturali, incidenti che in genere possono arrecare danni a terzi e furti.

Rischio ambiente aziendale moderno: la classifica

Il continuo evolversi della società, gli eventi di diversa natura che caratterizzano il quotidiano, l’influenza politica, economica e gestionale che sempre più spesso intercetta e modella le esigenze aziendali hanno modellato e modificato – talvolta stravolto – la classifica del rischio ambientale. 

Nell’epoca moderna serve, a differenza di qualche anno fa, tenere in considerazione e aggiungere parametri che erano inimmaginabili, o aumentare l’importanza di altri fattori che un tempo potevano essere considerati di seconda fascia. 

L’indicazione permette di considerare la propria attività e prendere spunto per analizzare e apportare migliorie.

Un sondaggio di Allianz definisce una classifica interessante e abile spunto di analisi.

Tra i primi posti ci sono: 

  1. Rischi informatici
  2. Interruzione delle attività 
  3. Crisi energetica

A seguire rientrano fattori che restano stabili nel tempo e rappresentano rischi esterni noti: 

  1. Cambiamenti nello scenario macroeconomico 
  2. Cambiamenti climatici – da qui l’aumento dell’importanza dell’ambiente
  3. Cambiamenti nello scenario legislativo e regolamentare 
  4. Catastrofi naturali 
  5. Incendio, esplosioni
  6. Cambiamenti nei mercati

Per poi concludere la top 10 con un fattore che probabilmente nel prossimo periodo salirà di graduatoria:

  1. Rischi politici intesi come: guerra, terrorismo, rivolte

Strategia per mitigare il risk management

L’andamento dei rischi è di per sé – lo dice il termine stesso – poco prevedibile, la capacità del risk manager si dimostra attraverso la creazione di potenziali soluzioni capaci di mantenere intatto il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, alternando la procedura a seconda del rischio – o ostacolo – che s’incontra.

Per raggiungere un risultato è necessario procedere attraverso strategie di pianificazione e controllo, unite alla valorizzazione del capitale umano capace di accentuare il valore aggiunto presente in azienda, tutto questo dev’essere unito alla valutazione dei rischi di natura ambientale interni ed esterni alla realtà aziendale. 

La strategia per gestire al meglio il rischio aziendale si sviluppa attorno a 4 passaggi essenziali e fondamentali: 

Per prima cosa è essenziale identificare il rischio nel suo essere e verificare quanto possa influire sull’obiettivo aziendale.

In seconda battuta è utile analizzare il rischio ipotizzando e calcolando – laddove possibile – le conseguenze. 

Successivamente serve rispondere al rischio mettendo in campo una strategia costruita su misura che superi l’ostacolo e permetta di mitigare il rischio stesso. 

Infine, serve monitorare il risultato e tenere sotto controllo il rischio così da intercettare eventuali nuove opportunità proposte dal mercato e non ancora sviluppate.

La prevenzione: soluzione sui generis

Il risk manager sceglie di raggruppare la propria visione d’azione in una frase che sebbene appaia scontata, nell’applicazione smuove tutte le difficoltà e le perplessità della messa in opera: la prevenzione è la migliore assicurazioni contro i rischi interni ed esterni all’azienda. 

Se per quanto riguarda i rischi interni prima di tutto vige la regola della sicurezza – che si sviluppa sia attorno alla gestione finanziaria sia alla sicurezza dei lavoratori, per quanto riguarda i rischi esterni serve osservare il mercato e tutto ciò che ne consegue.

L’ambiente aziendale moderno è focalizzato su due elementi: la digitalizzazione e il cambiamento climatico.

Per quanto riguarda la digitalizzazione è opportuno creare una realtà virtuale che rispecchi al massimo ciò che l’azienda vive nel quotidiano, così da evitare di creare false aspettative e incrementare la reputazione aziendale.

In merito al cambiamento climatico le migliorie da apportare si riversano sull’utilizzo di macchinari tecnologici o quanto meno il meno inquinanti possibili o sul analizzare il processo così da apportare migliorie, un esempio pratico è quello di rivedere il piano manutenzione che permette da un lato di risolvere la questione sicurezza e dall’altro di mantenere “pulito” il ciclo produttivo.

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